Nei giorni 13 -14-15 febbraio 2015 il Vescovo Mons. Mario Meini ha visitato la Parrocchia di Sant’Ellero.
Nelle sere del 13-14 febbraio ha incontrato insieme ai parrocchiani anche i due gruppi di preghiera: quello di Nella Pratesi e quello della Divina Misericordia.
Dopo una breve introduzione di Don Tomasz, il Vescovo esorta ciascuno dei presenti a raccontare la propria esperienza.
Maria Domenica invita le fiammelle della Divina Misericordia ad esporre ciò che viene portato avanti. Prendono la parola così alcune persone che hanno aperto la propria casa alla preghiera.


Tutti manifestano entusiasmo e concordano nell’affermare di avere riscoperto la gioia e il valore della preghiera, di avere avvicinato ad essa e alla Divina Misericordia persone nuove, di avere visto anche nei figli un certo cambiamento nei confronti della fede.
Dagli interventi emerge quindi un’esperienza positiva, quella delle Fiammelle della Divina Misericordia, anche perché, pregando insieme, ci si sente solidali e uniti agli altri.
Il Vescovo incoraggia a continuare sulla strada di questa esperienza.
Alle persone dei gruppi di preghiera di Nella Pratesi, il Vescovo ha raccomandato di continuare sulla strada già percorsa: pregare con Nella Pratesi, senza però avere l’obiettivo della sua beatificazione.


Ha spiegato, quindi, che Nella Pratesi è già nella gloria di Dio e lei non ha bisogno di una sua beatificazione; questa serve soltanto per noi sulla terra. Occorre tenere presente che tutto è nella volontà di Dio e la beatificazione arriverà quando Dio vuole; ha ricordato ,infatti, che il Vescovo Andrea Corsini è stato santificato dopo trecento anni dalla sua morte.
Il Vescovo, concludendo, ha manifestato la sua approvazione per i due gruppi di preghiera e ha esortato a pregare nella semplicità.

La Domenica mattina, 15 febbraio, è tornato a Sant’Ellero per celebrare la Santa Messa e questa che segue è stata la sua omelia.

Vangelo di Marco 1,40   guarigione di un lebbroso
“ Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi.”


Potrei soffermarmi sul lebbroso … ma vado oltre. Sottolineo quelle parole “lo supplicava in ginocchio”. E’ lo stato d’animo di quando mi piego davanti al Signore. Sono le ginocchia della mente che si piegano, e io ho bisogno di Lui. E ne ho bisogno non come antidoto, ma perché Lui è Dio. Mi piego non per sottomissione vile, ma perché Lui è il Signore e può purificarmi.
Ho coscienza della mia inadeguatezza, della mia incompletezza, della mia miseria; nessuno ha la miseria dell’altro, ognuno ha la propria miseria: chi ha la lebbra della gelosia, chi della superbia, chi dell’invidia etc.
E’ importante riconoscere questo e Dio mi deve pulire. Io da solo non posso; non ho la presunzione di essere un bravo cristiano se Lui non mi dà grazia.


Questa è la vera umiltà, umiltà che diventa poi il presupposto della carità: accogliere gli altri così come sono, perché io per primo sono accolto da Lui.
“Signore, se vuoi, puoi purificarmi”. Dietro ogni parola, quanti insegnamenti! “Se vuoi”, non è mio diritto, ma è volontà di Dio.
Non è la mia presunzione, ma ho fiducia in Dio che tutto può; e quindi sottomissione in ginocchio, perché Lui fa il nostro bene: il mio e quello degli altri. Ecco che cercare la volontà di Dio è cercare anche il mio bene, il nostro bene: non quello che sembra a me, ma quello che Lui vuole.

La sua volontà non può farmi male, io sì potrei anche farmi del male. Questo non è servilismo.
Essere umile, cercare la volontà di Dio e sperare in una grandezza immensa su me e sugli altri.
Capita di sentire dire: “Signore, io ti ho chiesto … … … ma tu che cosa mi hai dato?” E’ questo un momento di crisi.
Nella tua volontà è la nostra gioia.


E allora la preghiera non è spettacolo! C’è una differenza abissale tra questo e la teatralità di chi si vuole mettere in mostra.
Quando una persone è serena, è nella gioia; lo si vede negli occhi e la trasmette a tutti, non ha bisogno di mettersi in mostra.
Termino con le parole di S. Paolo della seconda lettura: “Sia che mangiate, sia che … … … fate tutto per la gloria di Dio”.

FINITA LA MESSA, IL VESCOVO RINGRAZIA

Ringrazio per la buona accoglienza … Sottolineo alcune cose:
Si è parlato di preghiera, molto; soprattutto la seconda sera è stato messo in evidenza l’educazione alla preghiera, quindi sottolineo questo punto: la preghiera.
Ho sentito, ho toccato con mano l’affetto per Don Tomasz e quindi, rivolgendosi a lui:
“Continua così, non è sempre scontato”, anche se, andando per le parrocchie, sento che la grande maggioranza delle persone vuol bene al sacerdote ( nonostante i casi che fanno rumore sui media ) e questo mi fa piacere. [ N. B. quando il vescovo ha detto: “Sento che avete affetto per Don Tomasz”, qualcuno tra l’assemblea ha gridato: “Se lo merita!!!”
Buona integrazione tra i fedeli e i fedeli che vengono la seconda e la quarta domenica.


Non è una cosa scontata! La voglio incoraggiare! Allora, può dire qualcuno: “Il vescovo ha cambiato idea?” No, sono a favore!
Lascio un opuscolo che ho scritto quando ero vescovo a Pitigliano “Signore, insegnaci a pregare”; ci sono diverse preghiere e all’ultimo paragrafo “La preghiera nei gruppi”. Lo lascio come testimonianza … … … voi avete la devozione alla Divina Misericordia, poi può essere un’altra devozione … … …
Un’altra cosa: questa non è una parrocchia grande, grandissima; è piccolina, ma ha una sua pecularietà: l’educazione alla preghiera.
Invito a collaborare con le altre parrocchie vicine.


La Chiesa è bella, è ben tenuta e quindi grazie a chi tiene la Chiesa così bene.
Grazie del convivio.
Grazie dei dolci dell’altra sera.


Don Tomasz ringrazia il Vescovo:
Sono emozionato, mi sono anche confuso nel parlare … … … ma sento di avere un padre … un padre che mi corregge … mi incoraggia …    Grazie
 

Applauso finale

Matteo 9, 12-13


"Non sono venuto per i sani ma per i malati. Andate dunque ed imparate che significhi: Misericordia voglio e non il sacrificio"